Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Le vedove esemplari
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 56, p. 3
Data: 6 marzo 1955


pag. 3




   L'amorosità e la fedeltà delle vedove non hanno confini, neppure dalla parte del vasto paese del ridicolo: udite.
   Una giovane cantante perse anzitempo il marito, appassionatamente adorato, e non si sentì l'animo di rinchiuderlo in una fossa fredda in un cimitero lontano. Perciò lo fece cremare e depose le ceneri in un bel cofanetto di ebano intagliato e intarsiato, che volle portare sempre con sè, in tutti i suoi viaggi, insieme agli altri bagagli per non separarsi mai più dall'indimenticabile sposo. Ma siccome la signora era ancora giovane e calda non potè fare a meno di un amante vivo, che l'accompagnava in tutte le sue peregrinazioni da un teatro all'altro nei diversi paesi della terra. E accadeva spesso che l'affaccendata cantante si dimenticasse del cofanetto che conteneva le ceneri maritali e allora si vedeva arrivare di corsa, all'ultimo momento, all'automobile o al treno, il servizievole amico che portava tra le braccia la funebre cassetta di ebano dov'era inciso in lettere d'argento il nome dell'«eterno marito» della sua bella.
   Un'altra vedova andò anche più oltre nel suo rimpianto. Anch'essa fece cremare lo sposo troppo presto perduto, ma, invece di rinchiudere le ceneri in una domestica urna, volle dargli definitiva sepoltura nella sua stessa persona. Due volte al giorno, la mattina e la sera, metteva in un'ostia un pizzico delle amate ceneri e le inghiottiva per memoria di lui. In capo a pochi mesi le ceneri erano andate a finire nel ventre della vedova inconsolabile la quale, pur di rimanere unita all'uomo che l'aveva scelta fra tutte le donne, era riuscita a incorporare nella sua carne quello che restava sulla terra di un essere pazzamente amato.
   Si avverta che questi due casi sono verissimi e accaduti ai tempi nostri.


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